Beyouty Skincare, la nobiltà d’animo fatta bellezza. A tu per tu con Francesca Ragone

Make-up artist, imprenditrice di sé stessa, leader di un team al femminile. Ma, soprattutto, donna. Francesca Ragone – lookmaker e fondatrice del marchio Beyouty – si è raccontata senza segreti a LATEST Magazine per parlare del lancio della sua prima linea di skincare naturale, genderless e crueltyfree. Cinque prodotti per cinque step fondamentali della routine di bellezza di maschi e femmine di ogni età: acqua micellare, contorno occhi, crema alla bava di lumaca (che non nuoce in alcun modo alla salute delle stesse), maschera idratante, spry rimpolpante. Tutto ciò che ha ispirato la nascita di questo progetto etico e sentito col cuore – tra l’altro all’alba di un momento storico di grande complessità, quale lo scoppio della pandemia da Covid-19 – è rivelato nell’intervista che segue. Un’intervista in cui Francesca si racconta senza filtri, svestendo i panni di CEO e imprenditrice per svelare l’aspetto più nobile della linea skincare Beyouty: devolvere in beneficenza parte dei ricavi a chi, come lei, sta affrontando la lunga trafila delle “adozioni del cuore”.
Hai creato la tua linea skincare e avviato un nuovo progetto imprenditoriale mentre il mondo si fermava a causa del Covid-19. Cosa ti ha ispirato e come sei riuscita a fare di un’idea un progetto concreto?
La creazione della mia linea skincare è un progetto che nasce da lontano, in particolare dalle mie esigenze come professionista di far vivere alle mie clienti una seduta make-up partendo da una “tela” sana, in grado di svelare la bellezza naturale in modo unico e personalizzato. La pelle è il nostro organo più esteso, è attraverso lei che sentiamo il mondo e le emozioni. Ci protegge, ci accompagna nel corso del tempo. Per questo motivo, desideravo dei prodotti universali che non creassero segmenti o etichette.
Fare di un’idea un progetto concreto non è stato facile, soprattutto in un momento di crisi, di stop forzato, di un nuovo scenario inaspettato che ha messo tutto e tutti in discussione.
Sì. Eppure, proprio in questo momento di buio totale ho trovato la forza di rialzarmi aggrappandomi ad una grande consapevolezza: il desiderio di continuare a donare “carezze” di bellezza, proprio come amo definirle io. Curano corpo e anima: vedersi belli, sentirsi a proprio agio nella propria pelle ci fa vivere meglio.
Ad oggi, tanti sono stati i sacrifici e gli investimenti. Trovare la formula giusta e più etica possibile, la scelta dei fornitori, la grafica in linea con il mio messaggio, il lancio di un prodotto in un mercato già ricco di competitors è molto difficile. Sentivo però che quest’idea fosse giusta soprattutto perché avrebbe aiutato il prossimo.

La tua linea skincare si inserisce in una nicchia della beauty industry dove essere etici è fondamentale. Tu hai iniziato ragionando in termini di fluidità di genere: perché la skincare è fondamentale per “sentire” sé stessi e la propria identità a prescindere dal genere sessuale?
Non amo le etichette, sono mossa da un profondo senso della libertà. Ho combattuto per anni contro il pregiudizio, ancora lo faccio. Credo sia fondamentale – in un mondo che urla in nome dell’inclusività e della parità – non solo trasmettere un messaggio ma anche renderlo tangibile. La mia linea è nata pensando alle persone al di là di qualsiasi stereotipo sociale. Volersi bene, dedicare del tempo alla cura di sé stessi è un qualcosa per tutti. Andare oltre, giungere al cuore e non fermarsi all’apparenza è insito nella mia idea della bellezza, mai fine a sé stessa ma che comunica al mondo chi sei.
Dalla pelle giovane a quella matura, hai pensato una linea skincare che possa abbracciare un segmento completo: quanto e perché è importante per il tuo marchio offrire una soluzione inclusiva?
La bellezza etica per me è quella inclusiva. Con il mio lavoro esalto la bellezza naturale delle persone, cerco di far emergere la personalità, l’anima di ognuno e consegnarla al mondo. Siamo esseri unici e ognuno di noi ha diritto di esprimere sé stesso, sempre nel rispetto dell’altro, senza paura o il timore di non essere accettato. Beyouty nasce dall’esigenza di condividere con gli altri il percorso di look therapy, sperimentato in prima persona, che aiuta a conoscersi e a rivelare a sé stessi e al mondo esterno la personalità, liberarsi da ciò che non ci appartiene, ma che spesso seguiamo per compiacere, per moda, per non sentirci esclusi, e finalmente vivere la propria identità.
Se siamo sicuri di chi siamo e lo mostriamo senza paura, niente e nessuno potrà mai farci sentire fuori posto.

Eticamente giusta, anche nei confronti degli animali. Uno dei prodotti della tua linea skincare è la crema a base di bava di lumache. Lumache che però non vengono uccise, ma accarezzate. Come sei riuscita a trovare l’allevamento in questione? Chi ti ha guidata?
Per creare la mia linea skincare, ma anche per tutti gli altri prodotti presenti sul mio shop online, mi sono affidata a fornitori e aziende di fiducia Made in Italy, che conosco da anni e con cui collaboro assiduamente. Mi hanno supportata e guidata anche nella scelta dei produttori delle materie prime, consapevoli della mia ossessione per la qualità e la trasparenza. In particolare, l’allevamento è in Campania, la terra che mi ha visto nascere e crescere. Anche questa scelta non è stata un caso. Sapere che le lumache vengono accarezzate e che ci regalano un siero di altissima qualità è anch’esso un gesto d’amore. Bellezza è rispetto per tutto ciò che ci riguarda, ma soprattutto per ciò
che ci circonda. Per me, è fondamentale non nuocere fisicamente o emotivamente nessuno. Per questo i cosmetici Beyouty non potevano che essere cruelty free.

Aggiungiamo che i tuoi prodotti non sono testati sugli animali. Anzi, la prima tester sei stata tu. Cosa cercavi dalla tua skincare e come hai reso possibile la qualità di ciò che ti aspettavi?
Sì, ho testato personalmente i prodotti per anni prima di arrivare alla loro produzione. Dalle formulazioni efficaci ma al tempo stesso delicate, alle fragranze che ricordassero il profumo di buono come quello dei bimbi sino al packaging tutto è frutto di esperimenti e notti insonni. Volevo una linea adatta a tutti i tipi di pelle, anche le più sensibili, genderless, con un INCI nobile, cruelty free, senza additivi nocivi, efficace e ideale non solo per i miei clienti ma anche per i professionisti del mondo della bellezza. Volevo fosse una linea fatta di pochi prodotti da portare sempre con sé, per una beauty routine facile e veloce. Lo ammetto, io adoro prendermi cura di me ma sono anche molto pigra! Ho fatto tanta ricerca, da sempre adoro provare prodotti, dai grandi marchi griffati a quelli meno costosi sino al bio, ma volevo qualcosa di diverso! Della mia linea cosmetica ogni prodotto è perfetto da solo ma eccezionale se utilizzato in combinazione con gli altri. Ognuno ha la sua combinazione ideale. Per questo, quando si acquistano i miei prodotti si riceve una brochure con i miei consigli sulla beauty routine da seguire per risultati eccellenti. Prodotti adatti a tutti sì, ma personalizzati per rispettare l’unicità di ognuno di noi.

La skincare naturale senza additivi chimici richiede anche più tempo nell’ottenimento dei risultati. Ma alla lunga premia e dà i suoi frutti. Ripensando ai continui lockdown che il mondo sta vivendo, questo messaggio si inserisce anche nel contesto storico di continue attese in cui ci troviamo. Come lo vivi?
Ho imparato ad accogliere le attese come un tempo necessario per arrivare a qualcosa di più bello, ad un’evoluzione. Un momento per fermarsi, riflettere e ricominciare. Un tempo di valore. L’attesa è una costante della mia vita. In realtà caratterialmente sono una persona che non ama attendere, vorrei sempre che tra il pensare e il concretizzare passassero nano secondi. E invece è come se il destino mettesse costantemente i miei progetti in stand-by. Uno in particolare da oltre 12 anni vive solo nel mio cuore, quello della maternità. Ad un passo dall’adozione, dopo anni di attese, è arrivato il Covid e tutto si è fermato nuovamente. Un colpo durissimo per me e mio marito, ma che ho superato ancora una volta rielaborando il dolore in forza e proiettandolo fuori da me sotto forma di amore. E allora è stato naturale conseguenza condividere le mie “carezze” di bellezza, devolvendo una parte del ricavato in beneficenza.

Devolverai parte dei ricavati ad associazioni benefiche che si occupano di adozioni, tra cui “Il Mantello”. Perché hai scelto questa causa? In che modo credi che le organizzazioni debbano supportare le donne che affrontano la trafila dell’adozione?
Ho scelto “Il Mantello” perché conosco direttamente questa associazione in quanto mi supporta in quella che chiamo “la gravidanza del cuore” e che oltre ad aiutare i genitori adottivi e i bambini adottati, aiuta anche gli orfani che vivono in case-famiglia nei loro paesi d’origine. Ed è a questi bambini che andrà devoluta una parte del ricavato delle vendite. Il percorso di adozione è molto complicato perché, a differenza di una gravidanza naturale, dura tanti, forse troppi anni. Il supporto delle organizzazioni è fondamentale per le coppie che scelgono di adottare, sia dal punto di vista emotivo sia dal punto di vista strettamente burocratico. Aiutare una donna che affronta questo viaggio non è facile perché ognuna arriva a questa scelta con un vissuto fatto di dolore e sofferenze che, per quanto simile ad altri possa apparire dall’esterno, è unico. Le organizzazioni possono soprattutto aiutare le madri adottive a non sentirsi “meno madri”, cosa che spesso succede a chi vive l’impossibilità di una gravidanza “naturale”, quindi importantissimi sono i percorsi psicologici e la condivisione tra donne che vivono hanno vissuto la medesima esperienza. Perché qualsiasi dolore, se condiviso, pesa la metà così come ogni gioia vale doppia.
