Blue Beauty: il movimento di bellezza per la salvaguardia degli oceani

L’industria cosmetica ha un enorme impatto sull’ambiente, specialmente sull’ecosistema marino. Lo dimostra una ricerca condotta da All Earthlings, un’organizzazione che si impegna a rendere trasparenti le filiere produttive del settore cosmetico.
Sarah Jay, fondatrice dell’associazione e creatrice del documentario Toxic Beauty (2019) afferma che “ogni anno, 8 tonnellate di plastica finiscono negli oceani, in aggiunta alle stimate 150 tonnellate che attualmente circolano negli ambienti marini”.
Un dato allarmante, specie se consideriamo l’ulteriore fonte di inquinamento e di squilibrio dell’ecosistema causato dalla rimozione di molti elementi di origine marina utilizzati per creare cosmetici. In questo scenario preoccupante emerge un nuovo trend – con la speranza con non rimanga solo tale- il Blue Beauty.

Blue Beauty è un movimento di bellezza il cui obiettivo è quello di sensibilizzare i consumatori e l’industria cosmetica riguardo all’emergenza inquinamento degli oceani. Il movimento cerca inoltre di incoraggiare un’attitude più consapevole in tutto l’universo beauty.
Laddove il green beauty si preoccupava della salvaguardia dell’ambiente promuovendo anche un life-style più positivo e sostenibile, il blue beauty guarda ai problemi del mare. Melissa Hago, vice presidente e direttrice di Fashion Snoops, azienda di trend forecasting, ha spiegato a Vogue UK l’origine del movimento.
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“Il Green Beauty nasce dal cambiamento eco-consapevole indotto nel nostro stile di vita. Come il mangiare sano, l’attività di compostaggio, riciclaggio, e la riduzione dell’utilizzo sostanze chimiche in eccesso. Questi cambiamenti nello stile stile di vita ci hanno inevitabilmente portato a desiderare prodotti di bellezza più naturali che proteggano sia noi che l’ambiente. A Fashion Snoops abbiamo iniziato a parlare di Blue Beauty come di un movimento di tendenza circa due anni fa. Le preoccupazioni per il futuro dei nostri oceani ha iniziato a crescere e i consumatori hanno cominciato a rendersi conto di come la plastica stava danneggiando l’ecosistema dell’oceano.”
Insomma, cosa devono fare i brand per prendere subito parte al movimento e assicurare la protezione degli oceani? Primo fra tutti creare prodotti a base di piante, bannare definitivamente l’utilizzo di sostanze chimiche nocive e lavorare su un packaging reciclabile.
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Biossance è uno di questi. Il brand combatte contro l’utilizzo dello squalano, un ingrediente dal potere idratante derivato dal fegato di squalo. Come alternativa, Biossance utilizza un elemento a base di pianta ottenuto biosinteticamente dalla canna da zucchero. Il lavoro lodevole di Biossance va di pari passo all’impegno di All Earthlings nel sensibilizzare i consumatori sulla questione. Tra le diverse criticità dello squalano, c’è anche che non si possono garantire i modi in cui si ottiene. Da qui la conseguente necessità di maggiore trasparenza da parte dei brand che ancora utilizzano questo prodotto.
“Il micro inquinamento e la protezione solare dannosa per la barriera corallina sono due temi su cui abbiamo visto ricevere una buona quantità di attenzione da parte dei brand in termini di messaggistica e riprogettazione del prodotto” continua Hago. La fondatrice di Fashion Snoops suggerisce inoltre creme solari a base di minerali, come quelle prodotte da Versed o da Everyday Humans e EleVen by Venus Williams.
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Blue Beauty dimostra che nonostante la strada da fare sia ancora tanta, esistono già alcune potenziali alternative in grado di invertire la rotta.
“Gli oceani sono resilienti e hanno un’immensa capacità di rigenerarsi se prioritizziamo la loro protezione. Afferma Sarah Jay di All Eartlings. “Gli oceani sono i polmoni del nostro pianeta e garantiscono quell’ ecosistema fondamentale senza il quale non potremmo vivere.”