Fotografia e natura con Synchrodogs – intervista

Synchrodogs “Reverie Sleep”

Quello dei Synchrodogs è un progetto fotografico in continuo divenire. La loro creatività fantastica, quasi onirica, spinge i limiti della fotografia verso nuovi orizzonti ancora inesplorati. Caratterizzati da una nudità cruda e da paesaggi mozzafiato, i loro scatti fanno emergere un’emotività nascosta, delicata ma pungente, in cui la naturalezza e l’artificio si fondono per diventare una cosa sola, in una simbiosi che dura giusto il tempo di un clic.

Synchrodogs “Supernatural”

Questo duo vincente è nato dall’incontro di due fotografi amatoriali provenienti dall’Ucraina che praticavano la fotografia solo per hobby. Dal loro incontro invece, la loro fotografia si è evoluta fino a diventare arte, ottenendo premi e riconoscimenti degni di nota come il Vogue Italy Best Fine Art (vinto nel 2016) e il Feature Shoot Emerging Photography Award del 2019.

Synchrodogs “Supernatural”

In questa web interview, i due fotografi si raccontano partendo dal loro ultimo progetto “Slightly Altered”, in cui hanno affrontato il rapporto viscerale tra uomo e natura e il modo in cui l’essere umano trasforma ed è trasformato a sua volta da essa. Raccontano poi del loro processo creativo, indissolubilmente legato al mondo dei sogni, per poi approdare alla moda e ai progetti costellati di collaborazioni con brand e magazine internazionali. Il lavoro dei Synchrogods è un’arte da ammirare, un sogno da vivere ad occhi ben aperti.

Synchrodogs “Supernatural”

1) Il vostro ultimo progetto “Slightly Altered” propone una riflessione intima sulle attività umane che inevitabilmente modificano l’assetto della Terra, a volte in modo preoccupante e non senza conseguenze. A volte questi nuovi forme e paesaggi che vediamo sulla Terra sono lo specchio di come anche noi siamo cambiati. Qual è stata la scintilla che ha prodotto questo meraviglioso concetto?

Passiamo molto tempo immersi nella natura, ogni estate andiamo sui Carpazi per un mese o due, e ad essere sinceri notiamo una grande differenza rispetto ai Carpazi che conoscevamo 10 anni fa e quelli che vediamo adesso. Osservare questo flusso istantaneo in cui villaggi diventano città e le colline piene di foreste diventano piste da sci ci ha spinto a creare un progetto che indaga quanto in là si è spinto l’uomo introducendo cose artificiali in territori che erano destinati a rimanere selvaggi. Il nostro lavoro si concentra molto sull’interdipendenza tra uomo e natura e come questi si cambino a vicenda.

2) Nudità e natura sono due costanti nel vostro lavoro, sembrano quasi simbiotici ma allo stesso tempo opposti. La vostra fotografia ha un certo potere nel far uscire le emozioni dal loro guscio umano. Come descrivereste questa forza che sta dietro al vostro processo creativo e come si sviluppa in ogni progetto?

Con il nostro lavoro cerchiamo sempre di rendere l’idea che la situazione è lontana dall’essere senza speranza, e al tempo stesso cerchiamo di incoraggiare una visione ottimista attraverso l’insegnamento contenuto dal messaggio. Non intendiamo un insegnamento come quello che si impartisce a scuola o nelle università, piuttosto una certa influenza molto sottile che spinga tutti quanti ad imparare ad amare la natura fino al punto di non volerle causare danno. Oltre al rivolgere un’attenzione particolare verso alcune importanti questioni ambientali, vorremmo incoraggiare le persone a passare più tempo immersi in essa e favorire uno stile di vita meno urbanizzato. Riteniamo che la simbiosi ottenuta inserendo un corpo nudo nella natura selvaggia è la forma più pura della coesistenza. Al tempo stesso ci piace creare installazioni artificiali da inserire nel paesaggio naturale. Queste sono concepite per vivere una volta sola prima di essere distrutte a progetto finito, semplicemente perché non appartengono a quel paesaggio, il che descrive il messaggio del progetto al quale stiamo lavorando da qualche anno. Il paesaggio è interrotto per un po’ da queste installazioni, solo per poi tornare alla sua forma pura.

Synchrodogs “Supernatural”

3) I ritratti dell’Ucraina sono di una bellezza impressionante, ci mostrano un paese che non conosciamo, la sua fragilità, il suo potere, che rimane nascosto anche al suo popolo. C’è stato un momento in cui le emozioni hanno prevalso durante gli scatti, essendo questo il vostro paese natale? Sentite di aver compiuto la missione di catturare la sua vera essenza o c’è qualcos’altro che vorreste mostrarci un giorno?

Naturalmente l’Ucraina è molto più di quello che un solo progetto possa mostrare, quella era solo la nostra visione concentrata su una sorta di eccentricità e fragilità che abbiamo catturato in passato, in effetti qualsiasi altra persona può avere assolutamente un’altra visione e porre l’accento su altre sfere o tratti specifici. Ma abbiamo piuttosto cercato di cogliere l’atmosfera di quel tempo dal momento che ci siamo resi conto che trovarsi tra il tempo moderno e quello posteriore all’Unione Sovietica non può e non durerà per sempre. A questo proposito abbiamo appena inaugurato una mostra al Jest – spazio per la fotografia di Torino che sarà visitabile per diversi mesi.

4) I vostri progetti nascono tutti da una ricerca approfondita e dall’amore per la natura e l’anatomia del corpo e della mente umana. C’è stato un progetto particolarmente difficile da sviluppare e costruire in termini logistici? Avete mai sentito che c’erano dei limiti che non potevate oltrepassare?

Il nostro lavoro è spesso ispirato dai nostri sogni notturni. Nel corso degli anni abbiamo sviluppato la nostra tecnica di meditazione che usiamo mentre cerchiamo di addormentarci, ci aiuta a formulare molte idee interessanti, il trucco fondamentale è quello di svegliarsi e annotare quello che hai appena visto, perché è probabile che al mattino non te ne ricorderai più. Poi ricreiamo queste idee con la fotografia. A volte intravediamo idee favolose, ma sono troppo surreali per essere ricreate con la fotografia, quindi la difficoltà principale per noi non è mai nella logistica (anche se è sempre complicata) ma in generale nella possibilità di ricreare qualcosa.

5) Quando vi siete conosciuti? Quando è nata l’idea di fondere due menti creative in una? Com’è stato il vostro percorso verso la fotografia?

Eravamo fotografi prima che ci incontrassimo, cosa che è successa su un sito di fotografia dove entrambi avevamo un account, dal momento che proveniamo da due città diverse situate a 8 ore di distanza l’una dall’altra. Intuitivamente abbiamo apprezzato l’uno i lavori dell’altro, questo in una certa misura ci ha avvicinato. Ma siamo diventati fotografi nel vero senso della parola solo quando ci siamo incontrati, ha iniziato a diventare qualcosa di importante. Prima concepivamo la fotografia solo come un piccolo hobby e non avevamo mai pensato che fossimo in grado di creare qualcosa di significativo.

Synchrodogs “Supernatural”

6) La fotografia di moda sia un terreno stimolante in cui esplorare e creare? Il corpo umano potrebbe perdere parte della sua integrità e autenticità quando si tratta di moda?

Non abbiamo mai pensato che la moda potesse imporre dei seri limiti, naturalmente ha alcuni principi che si devono seguire, ma sono più come regole del gioco per noi piuttosto che restrizioni, quindi il corpo umano non perde la sua autenticità. Si tratta solo di provare diversi scenari, sperimentando con i diversi look e mood.

7) Osservando alcuni lavori che avete fatto per le riviste di moda e per alcuni brand, c’è stato un servizio fotografico che vi è piaciuto particolarmente fare?

Recentemente abbiamo fatto un bel servizio per Purple Fashion Magazine il cui tema era “Cosmos”. È stato surreale, ci siamo divertiti molto con il nostro splendido team; di sera abbiamo dovuto fare una festa a base di Panthenol perché ci siamo scottati il viso sul set e abbiamo dovuto ricorrere ad una crema anti-ustione.

Synchrodogs “Slightly Altered”

8) Avete in mente qualche progetto per il futuro?

Lavoriamo sempre a qualcosa, quest’anno è stato molto produttivo, abbiamo creato dei progetti che intendiamo presentare alle mostre. Verrà annunciato tutto presto sul nostro account instagram.

9) C’è qualche brand di moda con il quale vorreste lavorare un giorno?

È difficile a dirsi, ce ne piacciono tanti e tutti diversi, come Loewe, Jil Sander, Celine, Marni, Kenzo, Prada, Gucci, JW Anderson, Balenciaga, Valentino ed Hermès.

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