“Il contributo della Moda”

Il Covid-19 sembra essere l’unico argomento di conversazione in tutto il mondo, e le ragioni sono chiare a tutti. Quali saranno le conseguenze su lungo periodo di questo virus non ci è dato saperlo. Il futuro sembra essere una scommessa e, no, non ci piace affatto.

Non vogliamo ora andare nei dettagli. Quello che sarà dell’economia dopo, quello che sarà delle nostre relazioni umane dopo, quello che sarà di noi come singoli individui dopo, sono tutte domande che non ci competono ora.
Quello di cui siamo certi comunque è che il Covid-19, come tutte le contingenze esterne spaventose, ci ha unito, mentalmente parlando. Specialmente in Italia, il virus ha riportato un senso di comunità che forse stava andando perduto. E oltre al supporto morale, alle canzoni cantate dai balconi e ai consigli “di sopravvivenza” che passano su Instagram, tante sono le persone in prima linea per combattere il virus alla radice. Parliamo di medici, biochimici, infermieri, esperti, ma anche le forze dell’ordine. Senza contare tutti i donatori, di sangue e di denaro in egual modo. Perchè sì, c’è bisogno di entrambe le cose.
Il sistema moda fa la sua parte, dando al mondo ciò di cui è capace. Mascherine (carenti) e camici nuovi per medici e infermieri, vengono confezionati ogni giorno nello stabilimento di Prada, nei pressi di Perugia, o a casa, dalle sarte di Ermanno Scervino.

Gucci sta aiutando, in egual modo, Italia e Francia, tramite donazioni e materiale medico indispensabile. Yves Saint Laurent e Balenciaga hanno riaperto stabilimenti strettamente controllati dove produrre le protezioni mediche di cui gli ospedali hanno così bisogno. Forse il loro tocco magico di alta sartoria non è necessario in questo momento di estrema crisi nazionale, ma la loro velocità, preparazione e dimestichezza sono senz’altro essenziali.

Per alcuni critici ci sono alte probabilità che il mondo di “dopo” sia dominato dalla tecnologia come mai prima d’ora. Forse sarà così: l’esperienza della quarantena ci sta dimostrando che possiamo vivere anche senza contatti umani diretti. Qualcosa di questa esperienza rimarrà, senza dubbio. Ed è la consapevolezza che possiamo esserci, gli uni per gli altri.
Words by Giulia Greco