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Il nuovo Rinascimento italiano: l’Alta Sartoria di Dolce&Gabbana

Il nuovo Rinascimento italiano: l’Alta Sartoria di Dolce&Gabbana

Il mito del Made in Italy è nato nemmeno 100 anni fa grazie ad alcune menti geniali che hanno deciso di collegare, nell’immaginario popolare, l’alta sartoria italiana allo sfavillio del Rinascimento. Le primissime fashion weeks, se di fashion weeks si può parlare, si sono tenute proprio a Firenze, che del Rinascimento è stata la culla. Non è un caso quindi che l’Alta Sartoria di Dolce e Gabbana sia stata presentata sullo sfondo di Palazzo Vecchio. Per la precisione nel Salone del Cinquecento – che con i suoi affreschi ha un patrimonio storico importante e fluisce, con apparente soluzione di continuità, dal nome di Giorgio Vasari a quello dei due stilisti.

Insieme al Vasari, la sfilata di Dolce&Gabbana si allarga ad altri grandi nomi del periodo, pittori, pensatori e politici compresi (il ritratto di Cosimo de’ Medici appare su tuniche e vestaglie, tra broccato e gigli ricamati). I richiami sono infiniti e sono più o meno espliciti. Su giacche doppio petto e completi sartoriali impeccabili, la scritta “Cerca Trova” rimanda ad un leggendario affresco di Leonardo Da Vinci, rovinato dal pittore stesso e successivamente coperto dagli affreschi del Vasari. Gli occhi più esperti possono forse ancora rintracciarlo, sotto le pennellate successive. Lo spettacolo di sbandieratori e tamburini a fine sfilata poi, si è tenuto nell’esatto punto in cui il frate domenicano Girolamo Savonarola ha appiccato il “falò delle vanità”, riducendo in cenere opere d’arte di inestimabile valore nel tentativo di spurgare la società fiorentina dai suoi sfarzosi eccessi materiali, alla fine del 1400.

La lista potrebbe veramente continuare all’infinito, ma ciò che importa, in definitiva, è il messaggio potente che i due designer hanno voluto “intessere” nella loro collezione. Una nuova rinascita appunto, che si nutre della tradizione pura di un’Italia fatta di bellezza, genio e incanto. Lo stesso genio che da secoli sostiene l’artigianalità italiana, al vero centro della produzione artistica di questa collezione – che è la prima a sfilare post lockdown. 

Se per anni Dolce e Gabbana hanno preso ispirazione dalla religione, tra Madonne, ex voto e croci barocche, ora la loro attenzione si sposta sulla terra. Al centro dell’Universo c’è l’uomo, con la sua prodigiosa (ma scientifica) evoluzione. Se la pandemia ci ha dato modo di riflettere a lungo sulla nostra precarietà di specie, oggi che la paura sembra passata dobbiamo essere in grado di conservare lo stupore e la gioia per ciò che abbiamo creato, senza darlo mai più per scontato. Il mondo potrebbe finire domani per cause naturali che, ancora oggi, sono oltre la nostra capacità di controllo e comprensione. Meglio allora godere della bellezza di cui, ancora oggi, siamo in grado di circondarci.

Cover image courtesy Dolce&Gabbana

 

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