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La Crisi dei marchi moda

La Crisi dei marchi moda

In questi ultimi giorni, alcuni pilastri della moda stanno affrontando le conseguenze della pandemia e del lockdown, registrando brusche interruzioni delle attività, chiusure di negozi e la riconsiderazione dei modelli di business, chiaramente non più in linea con i tempi attuali.

È il caso della famosa stilista e imprenditrice Diane von Furstenberg, che ha recentemente dichiarato la chiusura della boutique londinese situata a Bruton Street e con essa anche l’intera filiale britannica, che ha ufficializzato il fallimento.

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Come DVF anche altri brand stanno subendo lo stesso destino, ciò che infatti continua a preoccupare è l’assiduo calo delle vendite di molti brand, tra i quali spicca Ralph Lauren che ha registrato un calo nel quarto trimestre del 15,4% a 1,27 miliardi di dollari, un finale più duro del previsto. Il trimestre infatti si è chiuso con una perdita netta di 249 milioni di dollari. 

Anche Douglas ha assistito a un calo delle vendite a marzo 2020 del 40,2%, con una crescita dell’e-commerce che con il suo aumento del 27,2% è riuscito a sopperire almeno parzialmente alle perdite causate dallo scoppio della pandemia.

Il calo economico si fa sentire dagli Stati Uniti all’Europa; in Francia molti marchi hanno chiesto aiuto ai tribunali attraverso procedure consorsuali. È il caso di André, Naf Naf ma anche del famoso Camaïeu, che si è rivolto al tribunale dopo il rifiuto del prestito garantito dallo Stato (PGE) per sostenere l’attività. Attualmente, come molti altri brand che affrontano la stessa situazione, sta cercando acquirenti per entrare in amministrazione controllata, una misura che permetterebbe un momento di respiro.

Come Douglas poi anche Burberry, il colosso britannico, ha registrato una perdita del 27% sul quarto trimestre e ha già adottato delle contromisure per risparmiare.

Nel frattempo, molte firme continuano a puntare sull’e-commerce per far circolare liquidità. È il caso del brand denim True Religion, già precedentemente messo alle strette dalla concorrenza (Levi Strauss e Madewell). Il brand newyorkese John Varvatos ha già preso provvedimenti per salvaguardare gli obiettivi a lungo termine del business, vendendo la compagnia al suo affiliato Lion Capital LLP.

Il famoso marchio di scarpe e accessori Aldo Group ha optato per una strategia simile a quella francese cercando supporto nei creditori in Canada, firmando il Companies’ Creditors Arrangement Act. Si prepara a fare lo stesso negli Stati Uniti e in Svizzera, guardando al futuro e sperando in una crescita a lungo termine.

Tali misure drastiche non necessariamente devono essere lette come una sconfitta su tutta la linea. Molte infatti sono le speranze che questo periodo di crisi possa scuotere nel profondo un sistema moda ormai arrugginito e fermo a vecchi ideali non più praticabili nel mondo odierno.

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