Paris Menswear Spring 2021: Yohji Yamamoto

L’estetica di Yohji Yamamoto non è cambiata negli anni. I colori scuri, le silhouette scivolate e l’anima underground sono ancora gli stessi di quel movimento anti-fashion che ha caratterizzato gli anni ’90 e il suo arrivo, insieme a quello di Rei Kawakubo, sulla scena occidentale. A essere cambiati siamo in realtà noi, la società “fuori”, che dopo gli ultimi eventi comincia a rispecchiarsi maggiormente in quello che il designer fa.
La collezione quindi, presentata anche per lui tramite ripresa video, è particolarmente adatta ai tempi incerti che sono davanti a noi. C’è una specie di tensione, lungo tutto i quattordici minuti di presentazione, che ti fa voler vedere di più, sapere di più, andare oltre le tenebre che avvolgono l’intera scenografia e che si intensificano ogni volta che un modello esce per lasciare spazio al prossimo. Grazie anche alla musica, che in Yamamoto è sempre particolarmente sentita perchè ne è lui il compositore.
L’intera esperienza si riassume si riassume nei capi. Le forme sono lineari e scivolate, la struttura rigida è completamente assente. I materiali sono per la maggior parte lucidi, nei colori del nero, grigio, bianco e qualche punta di rosso. Compaiono anche alcune stampe, ricorrente è il motivo dell’occhio: il bulbo oculare diventa un bottone. Alcuni capi hanno ispirazione militare, come i cappotti doppiopetto. E poi ci sono capi ricamati con parole, in filo bianco, in inglese e giapponese. Yamamoto stesso, che saluta a fine video/sfilata, indossa una giacca con ricamata la parola Fragile.
Il senso di inquietudine latente di tutta la collezione non è altro che l’invito a farci i conti: riconoscere le nostre debolezze, affrontarle e conviverci, è un discorso oggi più importante che mai.
Cover image courtesy: Yohji Yamamoto via vogue.com