Secondo incontro di Fashinnovation: intervista con Jordana Guimaraes

Fashinnovation torna sui nostri schermi con un secondo appuntamento, e noi non potremmo essere più felici di così. Il primo incontro infatti, che si è svolto in Aprile, è stata un’opportunità fantastica di imparare e interagire con professionisti del settore monda provenienti da ogni parte del mondo. Si sono toccati tantissimi argomenti e siamo stati affascinati da tante idee innovative. Sostenibilità e crescita controllata, all’insegna dell’etica e dell’impiego coscienzioso di risorse (umane e non): la seconda edizione di Fashinnovation Worldwide Talk sarà ancora più profonda.
La prima giornata di incontro è proprio oggi, 5 di Giugno, mentre il secondo round si terrà lunedì 8. Queste due giornate non sono state scelte a caso. Oggi è infatti la Giornata Mondiale dell’Ambiente, mentre lunedì’ 8 Giugno si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani. E’ l’occasione perfetta per incontrarsi (virtualmente) e diffondere informazioni e conoscenza rispetto la salvaguardia dell’ambiente. E’ anche l’occasione perfetta per celebrare, insieme, questi due appuntamenti speciali!

Fashinnovation è una piattaforma digitale con base a New York: il suo obbiettivo è di portare i professionisti del sistema moda a dialogare, così da aumentare il flusso (vitale) di informazione e conoscenza. Abbiamo avuto la possibilità di intervistare Jordana Guimaraes, founder, insieme al marito Marcelo, di Fashinnovation. La sua visione e la sua filosofia, insieme alla passione che emerge dalle sue parole, ci ha ispirato ulteriormente.
Vorrei iniziare subito con l’hot topic di questi ultimi mesi, cioè la pandemia. Sta cambiando lo status quo a cui siamo abituati e sicuramente fare i conti con le conseguenze nel futuro prossimo. Come pensa che cambierà il discorso relativo alla sostenibilità? Il Covid-19 porterà più sensibilità e conoscenza o, al contrario, farà regredita lo sviluppo etico in un secondo livello, dal momento che tutti avremo problemi “più urgenti” da affrontare?
Credo veramente che, dopo aver parlato con i brands di tutto il mondo, grandi e piccoli, la sostenibilità guadagnerà uno dei primi posti tra le priorità. Molti brand 100% sostenibili si sono dimostrati bravissimi ad “alzare” la loro voce durante la pandemia, e in grado di creare comunità. D’altro canto, è vero che la gente non avrà tanti soldi come prima da spendere, e tornerà per questo al fast fashion. In ogni caso, il consumatore non comprerà più capi con l’idea di indossarli una volta e poi buttarli via; al contrario, cercherà di conservare ogni cosa più a lungo e questo è già un grandissimo passo avanti per la sostenibilità! Inoltre, è la prima volta che la volontà di informarsi rispetto a queste tematiche nasce dal consumatore stesso, che desideri saperne di più. E’ dovuto proprio alla pandemia, che per la prima volta ci unisce e ci dimostra che dobbiamo prenderci cura di noi stessi e di ciò che ci circonda, facendo scelte responsabili.
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Mi sembra che la strategia per superare il Covid-19 e quella per creare una catena di produzione/consumo più consapevole, segua più o meno la stessa direzione. Tutto inizia con la collaborazione, che è poi l’obbiettivo primario di Fashinnovation. Raccontaci di più riguardo la piattaforma.
Assolutamente sì. La collaborazione è sempre stata il “mezzo” con cui abbiamo costruito la nostra comunità. Il nostro slogan è sempre stato, anche prima della pandemia, “Fashion is to Love”. E non c’è amore se non c’è collaborazione. Credo che ora la gente sia più che mai consapevole che la gara non si vince mai da soli. E di conseguenza c’è un rinnovato bisogno gli uni degli altri per arricchirci di prospettive nuove e idee, che andranno a formare il futuro del fashion – qualsiasi cosa esso sia.
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E’ fantastico vedere quanti professionisti del settore hanno preso e prenderanno parte all’evento: occupiamo tutti un posto differente, abbiamo tutti un livello diverso di conoscenza e privilegiamo approcci di lavoro diversi gli uni dagli altri. La sostenibilità è un grande topic e tutti facciamo la nostra parte: quando hai costruito il tuo team, hai cercato appositamente di renderlo multiculturale o è stata più che altro una conseguenza della grandezza del tema?
Diversità & Inclusione sono sempre stati la via privilegiata, perchè ci permettono di avere una risposto di qualsiasi problema. Ho creato questa unione apposta, e credo che senza non sarebbe stato possibile raggiungere ciò che abbiamo raggiunto.
La digitalizzazione è l’altro grande tema di oggi. Ha aiutato tantissimo durante il lockdown e la sua essenzialità andrà aumentando. Fashinnovation porta online, questa sera, il primo 3D Virtual Runway Fashion Show e inizia a sperimentare con questa nuova possibilità: cosa pensi che accadrà alle Fashion Week del futuro?
La Fashion Week è una parte bellissima della Moda e avrà SEMPRE un posto. In ogni caso, credo che tornerà ad essere quello che era tempo fa, dedicata ad un gruppo più piccolo di professionisti, non più l’evento trendy a cui prendere parte per farsi pubblicità, ciò che era diventata negli ultimi anni. Credo anche che gli eventi virtuali saranno una specie di completamento, per un’esperienza a 360°.
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L’uso intelligente della tecnologia può veramente dare un grande vantaggio a un brand, specialmente ai più piccoli, che si trovano ora in fase di crescita. Come possono, non solo sopravvivere, ma sfruttare al meglio questa tempo così incredibile che attraversiamo?
Digitalizzazione, ancora una volta, significa collaborazione: tra la tecnologia ad esempio, nei pop up shops che possono avere stampanti 3D e showroom virtuali. Così i brand possono mostrare le loro collezioni in primo luogo attraverso questi strumenti e poi realizzare gli abiti veri solo una volta che sono sicuri di avere un acquirente. Questo è un buon modo per eliminare il problema degli invenduti, che è un importantissimo topic. Ma anche collaborazione quando si tratta delle persone, che si trovano a lavorare insieme nelle intersezioni tra industri differenti e ora legate da un intento comune. Ci ricorda che oggi (e negli anni a venire) la vera ricchezza dipende dalla rete comunitaria di cui fai parte. Tuti inizia dalla comunità. In ultimo, la digitalizzazione ti permette di essere genuino e onesto rispetto alla tua missione. Se un brand desidera avere un impatto sociale positivo e produce per “le giuste ragioni”, allora avrà un buon seguito – in business si chiama “social entrepreneurship”.
Fashinnovation è un punto di partenza importante per creare e condividere contenuti. In questo senso, la trasparenza è un fattore chiave: credi che le compagnie, specialmente le grandi multinazionali, stiano finalmente cominciando ad essere più trasparenti con i loro consumatori? E che, di conseguenza, inizino a essere più consapevoli del loro impatto ambientale?
Tutti sono forzati, ora, ad essere più o meno trasparenti. Le compagnie che ancora rimangono in silenzio rispetto a questo, che non desiderano diventare più trasparenti riguardo le loro procedure, sono destinati ad avere un contraccolpo nel prossimo futuro. La vulnerabilità è il problema che devono affrontare ora. Ma le compagnie più piccole possono prendere esempio e imparare come sopravvivere in questa bufera. In ogni caso, quando capiranno che la trasparenza è veramente in grado di creare una comunità più forte e grande, allora si adatteranno e ci sarà un impatto ancora maggiore, grazie anche a movimenti come il “Who Made My Clothes” e altri. Ho imparato da sola che, quando sei trasparente con chi ti sta accanto, quando commetti un errore tendi ad essere compreso (e scusato) di più, perchè una conversazione genuina e onesta porta sempre a un rapporto più sano.
Avete avuto un audience molto vasto, di qualsiasi età. L’educazione è un fattore importante in tema sostenibilità. Quali sono le tue idee rispetto alle generazioni più giovani? Sono più consapevoli del problema e vogliono agire di più, nonostante siano cresciuti in un ambiente dominato dal fast fashion?
Assolutamente sì! La prossima generazione Z è più educata ad usare la tecnologia prima di tutto. E tecnologia significa informazione a portata di mano, letteralmente. Inoltre, sembrano comprendere meglio tutte le problematiche etiche e ambientali. Credo che sia perchè crescono e vengono educati appunto, in un ambiente in cui si discute molto di più il problema di prima. E’ una discussione che, per molti versi, si sviluppa per la prima volta, e questo crea istantaneamente interesse. Le generazioni più giovani sono meno attratte dal fast fashion rispetto alle generazioni più vecchie, anche perchè credono molto di più nel valore dell'”esperienza”. Preferiscono spendere i propri soldi in esperienze, come viaggi, piuttosto che in oggetti.
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Vorrei concludere con un paio di domande personali. Quando hai iniziato ad essere interessata alla sostenibilità e al business etico, e perchè?
Sono una “razza” rara: una donna che lavora nella moda e che può tranquillamente indossare lo stesso paio di flip flop finché non si rompono definitivamente – e allora ne ho bisogno un paio nuovo. Il mio motto è sempre stato “less is more” e questo spiega fin da subito il mio amore per la sostenibilità. E per quanto riguarda il business etico, io semplicemente amo le persone, TUTTE le persone. Sostengo assolutamente l’idea che siamo tutti uguali e che tutti, non importa la provenienza il lavoro o la ricchezza, tutti dovremmo essere trattati allo stesso modo. Le persone sono ciò che rende la terra meravigliosa. E per mantenere le persone vive e e felici serve l’etica, come per mantenere la terra bellissima serve la sostenibilità!
Che ruolo ha svolto nel processo la tua terra natale, il Brasile? Oggi si parlerà anche di foresta Amazzonica e foresta pluviale: credi che crescere in un paese così ricco di flora e di fauna ti abbia resa più sensibile al problema dell’impatto ambientale?
Decisamente sì! Torniamo di nuovo alle mie flip flop. Si tratta di semplicità. Sono gli uccelli che cantano, le onde dell’oceano e il sentimento che siamo una cosa sola con la terra.