Tutti i Brand innamorati del Fur Free


I trend vanno e vengono e spesso ritornano, a distanza di alcuni anni, facendo impazzire i più giovani, che cercano negli armadi dei nonni abiti usati da reinventare in chiave moderna.
Il thrift shopping e i negozi di vintage vanno sempre più di moda tra i millennials, a cui nell’ultimo periodo è tornata anche la grande passione per le pellicce. Simbolo di ricchezza e potere, la pelliccia ha fatto ritorno dopo un periodo di declino, grazie anche al direttore di Vogue US Anna Wintour, ed è tutt’oggi percepita come un capo di lusso, anche se è scesa nelle strade ed è spesso indossata con sneakers e jeans, in quella commistione di stili che ormai è la norma nella moda di oggi. Non solo da indossare in inverno per ripararsi dal freddo – necessità che comunque abbiamo perso decenni fa – ma ornamento che valica i confini stagionali e si ritrova anche a bordare borse e scarpe, diventando quindi cool anche nelle stagioni più calde. Mai come oggi vestirsi è un lusso creativo, visceralmente slegato da esigenze climatiche, sociali o convenzionali.
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Se è vero che la pelliccia è un capo tanto amato dai trendsetters di oggi, è anche vero che gli stessi hanno finalmente maturato esigenze etiche che le generazioni precedenti non hanno. I consumatori di oggi richiedono ai loro brands preferiti di essere trasparenti, ecosostenibili e il più possibile rispettosi – dei lavoratori come degli animali. Sicuramente l’ecosostenibilità non è fortunatamente un trend passeggero, ma è destinato a segnare la moda (e tutti gli altri settori produttivi) per gli anni a venire. La mentalità eco-friendly sta penetrando gradualmente nella società, e sta facendo passi da gigante grazie alle generazioni più giovani, che fanno la differenza. La domanda quindi sorge spontanea ed è di difficile risoluzione: come può l’amore per le pellicce come accessorio incontrarsi con le esigenze ecologiche dei consumatori?
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Perchè le pellicce, si sa, non sono per niente eco-friendly. Non lo sono quelle vere, per ovvie ragioni, ma non lo sono neanche quelle finte.
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Le condizioni in cui gli animali vivono negli allevamenti destinati alla produzione di pellicce è ben nota a tutti: volpi, ermellini, visoni e così via non devono vivere in condizioni agiate per sviluppare un buon manto, il quale non soffre per malnutrizione o condizioni igieniche deplorevoli e richiede specifiche tecniche di uccisione. Gli allevamenti puntano al massimo profitto con il minimo investimento. In aggiunta, la produzione di pellicce è uno dei settori più inquinanti di sempre, perchè i gas prodotti sono altamente nocivi e le risorse impiegate innumerevoli. Hanno poco da argomentare i sostenitori delle pellicce e della pelle, che non perdono occasione di illustrare i lati positivi di scegliere capi che “vengono” dalla natura. Questi solitamente durano più a lungo e sono conservati meglio, e una volta scartati sono facilmente biodegradabili, è vero, ma il livello d’inquinamento prodotto in fase di lavorazione è allarmante.
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words Giulia Greco
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